Motivi per cui il Dollaro è la Moneta di Riferimento

L’attuale situazione di privilegio del dollaro e dell’economia Usa nel contesto mondiale, trae le proprie origini negli anni 50, con l‘espansione all’estero delle imprese statunitensi e con il conseguente graduale deterioramento della bilancia dei pagamenti Usa.

Una economia multinazionale nella sua fase iniziale deve necessariamente esportare molti capitali per effettuare gli investimenti, e ciò successivamente causa disavanzo nella bilancia commerciale, poichè il trend di crescita delle importazioni va più veloce di quello delle esportazioni.

Pertanto tutte le merci prodotte dalle imprese statunitensi all’estero danno una grande forza all’economia globalizzata degli USA, ma allo stesso tempo contribuiscono a fare aumentare il disavanzo della bilancia commerciale e quindi il trasferimento di dollari all’estero.

Al momento della sua nascita, questo fenomeno fu visto e criticato dalla Francia di De Gaulle negli anni 60, tanto da far richiedere il pagamento in oro anziché in dollari dei crediti commerciali francesi nei confronti degli Stati Uniti.

Come dire che il dollaro USA non era più riconosciuto dalla Francia come un mezzo di pagamento internazionale.

Ma questo non era materialmente sostenibile da parte degli Stati Uniti e, a fronte di una crescente internazionalizzazione delle imprese Usa, il 15 agosto 1971 il presidente Richard Nixon fu costretto a dichiarare l’inconvertibilità del dollaro USA in oro.

Iniziava così il “dollar standard” ovvero l’era del ‘re dollaro’.

Potenza economica, politica e militare consentivano al dollaro USA di acquisire questo ruolo, che nel tempo avrebbe messo a disposizione degli Stati Uniti un oceano di liquidità aggiuntiva, anche se non di proprietà degli americani.

Sino alla metà degli anni 90 il disavanzo della bilancia dei pagamenti Usa non aveva mai superato i 100 miliardi di dollari all’anno.

Negli anni seguenti si è accentuato il fenomeno di trasferire all’estero la produzione manifatturiera, conseguenza del fatto che tanti paesi emergenti hanno iniziato a lavorare con criteri moderni.

Negli ultimi 15 anni, infatti, i paesi emergenti hanno spinto al massimo la produzione per l’esportazione e gli USA rappresentano il loro cliente più importante.

Si è così progressivamente aggravato il disavanzo della bilancia dei pagamenti Usa, sino a toccare nel solo 2007 gli $ 812 miliardi.

Alcuni sostengono che questi giganteschi importi rappresentano un debito per gli Stati Uniti, in quanto servono a finanziare il disavanzo commerciale Usa. Ma in realtà tutte le importazioni fatte dagli americani sono pagate direttamente in dollari.

Questo è il nocciolo della questione, nonché il grande privilegio degli Stati Uniti, che possono sfruttare il vantaggio del re dollaro a loro piacimento.

In altre parole il dollaro USA non è “coperto” da riserve auree o di valuta straniera, riserve che si possono accumulare solo se si ha un surplus nella bilancia dei pagamenti (gli Stati Uniti da decenni non lo hanno).

I paesi creditori, accumulatori di riserve in dollari, non possono quindi chiedere agli USA il rimborso in oro, in euro o in yen, ma sono costretti a riportare i dollari negli Stati Uniti, investendoli in titoli di Stato, obbligazioni o anche a Wall Street.

Infatti i dollari stampati e spesi dagli americani rientrano poi in gran parte negli Stati Uniti con il marchio di proprietà estera.

Nel 2007 le attività finanziarie in dollari possedute dal resto del mondo hanno raggiunto l’incredibile cifra di $ 12.931 miliardi (erano $ 6.746 miliardi nel 2000).

Gran parte di questo forte aumento è dovuto ai paesi emergenti, tra cui i quattro paesi più importanti (Cina, India, Russia e Brasile) avevano accumulato riserve valutarie per $ 2.142 miliardi.

Nello stesso periodo le attività finanziarie estere degli Stati Uniti ammontavano a $ 9.549 miliardi, quindi la differenza a sfavore degli USA era di $ 3.382 miliardi.

E’ evidente che la vera forza del dollaro è data dalla “potenza” della sua economia e delle sue imprese, nonchè dal ruolo politico e militare degli Stati Uniti, oltre al fatto che “sfiduciare” il dollaro da parte dei suoi tanti possessori stranieri significherebbe darsi la zappa sui piedi.

Questa gran liquidità che esce e rientra nell’economia Usa, è stata la vera causa del grave momento di difficoltà che stiamo vivendo, cioè l’imprudente gestione dell’enorme liquidità aggiuntiva utilizzata dalle banche erogatrici di mutui e dagli emittenti di titoli strutturati. Come è noto infatti, all’origine dell’attuale crisi economica c’è la crisi finanziaria generata negli Stati Uniti dall’abuso di titoli derivati e mutui sub-prime.

Le importazioni americane sono pagate con i dollari degli americani, senza alcun bisogno di ricorrere al credito estero. E’ poi importante chiarire che il disavanzo commerciale non rappresenta un debito per gli USA, ma è il semplice saldo negativo fra l’export e l’import che porta a gonfiare le riserve valutarie in dollari dei Paesi che esportano negli Stati Uniti.

Poiché il dollaro USA non è convertibile in oro, né la Federal Reserve potrà mai rimborsare con altre valute i dollari posseduti dagli stranieri (le riserve valutarie Usa possono coprire meno di un mese di disavanzo commerciale), l’unico modo di utilizzare le riserve in dollari è di investirle negli Stati Uniti e di usarle come mezzo di pagamento internazionale.

E’ illusorio pensare che questo squilibrio possa essere corretto, dal momento che l’economia più globalizzata e più forte del mondo non potrà ridurre più di tanto le importazioni né aumentare di molto le esportazioni.

Il disavanzo esterno americano è, per il momento, strutturale.

Potrà nel tempo diventare insostenibile? Probabilmente no, perchè la stessa grande forza e dimensione dell’economia americana continuerà a sostenere il “dollar standard” e prima o poi l’inarrestabile processo di globalizzazione porterà altri paesi a seguire l’esempio delle imprese Usa.