Prelazione agraria: cos’è, come funziona e chi può beneficiarne

Guida Completa alla Prelazione Agraria

La disciplina della prelazione agraria rappresenta uno dei pilastri fondamentali del diritto agrario italiano, nata per tutelare il lavoro diretto della terra e promuovere la formazione di imprese agricole efficienti e durature. Questo istituto giuridico, regolamentato in particolare dalla legge n. 590 del 1965 e successivamente integrato da altre disposizioni, garantisce a determinati soggetti la possibilità di acquistare in via preferenziale i fondi agricoli che lavorano o che confinano con quelli di loro proprietà o gestione. In questa guida approfondiremo ogni aspetto della prelazione agraria: chi sono i beneficiari, quali sono i presupposti per esercitarla, le modalità di esercizio, gli scopi e le particolarità delle diverse ipotesi previste dalla legge.

Il Diritto di Prelazione: Fondamento e Beneficiari

La prelazione agraria nasce dall’esigenza di favorire la stabilità del lavoro agricolo diretto, assicurando continuità nella conduzione dei fondi e promuovendo l’ampliamento delle aziende agricole a gestione familiare. La normativa disciplina le ipotesi di trasferimento a titolo oneroso (come la vendita) o di concessione in enfiteusi di fondi rustici che siano stati concessi in affitto a coltivatori diretti, mezzadri, coloni parziari o compartecipanti (esclusi i rapporti stagionali). La legge attribuisce quindi al conduttore diretto un diritto legale di prelazione, ossia la facoltà di acquistare il fondo oggetto di alienazione alle stesse condizioni offerte dal potenziale acquirente.

Per poter esercitare il diritto di prelazione, il beneficiario deve soddisfare specifici requisiti soggettivi e oggettivi. Anzitutto, deve aver condotto il fondo per almeno due anni in qualità di coltivatore diretto, mezzadro, colono o compartecipante. Questo requisito temporale serve a garantire che il diritto venga riconosciuto solo a chi abbia instaurato un effettivo e duraturo legame con la terra, escludendo coloro che abbiano iniziato l’attività da poco e senza comprovato radicamento.

Un ulteriore presupposto riguarda la situazione patrimoniale del conduttore: chi nei due anni precedenti abbia venduto altri fondi rustici con un imponibile fondiario superiore a una determinata soglia non potrà esercitare la prelazione, fatta salva la vendita per ricomposizione fondiaria. L’obiettivo è evitare fenomeni speculativi e garantire che il diritto sia riservato a chi intende realmente investire nella propria azienda agricola. Inoltre, la superficie del fondo da acquistare non deve superare il triplo della capacità lavorativa della famiglia del coltivatore diretto, in modo da preservare il carattere familiare e non industriale dell’impresa agricola.

La legge esclude espressamente la prelazione in caso di affittuario che abbia dichiarato di non voler rinnovare il contratto di affitto, o qualora il rapporto sia cessato per grave inadempimento o recesso del conduttore. Sono esclusi altresì i casi di permuta, vendita forzata, liquidazione coatta, fallimento, espropriazione per pubblica utilità, o quando i terreni siano destinati da piani regolatori (anche non approvati) a usi diversi da quello agricolo.

Prelazione dei Coltivatori di Terreni Confinanti

La normativa ha esteso, con la legge n. 817 del 1971, il diritto di prelazione anche ai coltivatori diretti di terreni confinanti. Questa previsione mira ad agevolare la formazione di aziende agricole di dimensioni maggiori, attraverso l’accorpamento di fondi limitrofi condotti da imprenditori agricoli diretti. Tuttavia, il diritto di prelazione del confinante non sorge automaticamente in tutti i casi di vendita di un fondo: è subordinato all’assenza di altri coltivatori diretti che già lavorino il terreno oggetto di alienazione. In presenza di un conduttore diretto, la sua prelazione prevale su quella dei confinanti.

La prelazione del confinante non rappresenta una sorta di “seconda chance” per l’acquisto del fondo, nel caso in cui il conduttore diretto rinunci. Essa sorge solo quando non vi sia alcun coltivatore diretto insediato sul fondo in vendita. Il diritto del confinante è quindi autonomo e non subordinato al mancato esercizio della prelazione da parte di altri soggetti.

Sul piano concreto, la contiguità tra i fondi non si esaurisce in una mera valutazione fisica della vicinanza, ma deve essere apprezzata anche dal punto di vista funzionale, ossia in relazione alla possibilità di una gestione unitaria e razionale delle superfici agricole.

Finalità della Prelazione Agraria

Il legislatore italiano, istituendo la prelazione agraria, ha perseguito finalità di politica agricola tese a valorizzare il ruolo del coltivatore diretto e delle sue famiglie nella gestione della terra. La prelazione mira a riunire nella stessa persona sia la qualità di proprietario che quella di lavoratore della terra, favorendo la stabilità, la produttività e la sostenibilità delle imprese agricole a conduzione diretta. In questo modo, si cerca di frenare la frammentazione fondiaria e la speculazione immobiliare, che storicamente hanno ostacolato lo sviluppo dell’agricoltura italiana.

La ratio della prelazione si coglie anche nella disciplina riguardante i coltivatori confinanti, la cui possibilità di acquistare fondi limitrofi incentiva la formazione di aziende più grandi, efficienti e competitive, permettendo di sfruttare economie di scala, ridurre i costi e aumentare la redditività.

Proprio per questa ragione, la legge considera nulla la prelazione esercitata da chi, senza validi motivi, rivende il fondo a terzi subito dopo averlo acquistato grazie all’esercizio del diritto di prelazione: la finalità non è infatti il mero arricchimento personale, ma il consolidamento dell’impresa agricola familiare.

Modalità di Esercizio della Prelazione Agraria

L’esercizio del diritto di prelazione agraria segue un iter rigoroso, volto a garantire trasparenza e certezza nei rapporti tra proprietari e conduttori. Quando il proprietario intende vendere il fondo oggetto di prelazione, deve notificare la proposta di alienazione al conduttore avente diritto, normalmente tramite lettera raccomandata. In tale comunicazione devono essere specificati i dati essenziali del preliminare di compravendita: il nome dell’acquirente, il prezzo di vendita e tutte le altre condizioni pattuite, compresa la previsione della clausola di prelazione.

Il coltivatore diretto dispone di un termine di trenta giorni dalla ricezione della notifica per esercitare il proprio diritto, comunicando la volontà di acquistare il fondo alle stesse condizioni indicate dal proprietario. Una volta manifestata la volontà di esercitare la prelazione, il coltivatore deve provvedere al pagamento del prezzo entro tre mesi dal trentesimo giorno successivo alla notifica, salvo che le parti abbiano pattuito diversamente.

Qualora il proprietario ometta la notifica, o indichi un prezzo superiore a quello effettivamente pattuito con il terzo acquirente, la legge riconosce al titolare della prelazione la possibilità di esercitare il diritto di riscatto entro un anno dalla trascrizione del contratto di compravendita. Il riscatto consente al coltivatore diretto di subentrare al terzo acquirente, con effetti retroattivi, nel contratto di compravendita, a condizione che versi il prezzo pagato dal terzo. Si tratta di un diritto potestativo che tutela l’interesse del coltivatore e assicura il rispetto delle finalità della prelazione.

Un meccanismo particolare è previsto nel caso in cui il coltivatore che esercita la prelazione abbia richiesto un finanziamento per l’acquisto del fondo: la presentazione della domanda di mutuo, corredata dal relativo certificato dell’Ispettorato provinciale dell’agricoltura, sospende il termine per il pagamento del prezzo fino all’esito dell’istruttoria, e comunque per un periodo non superiore a un anno. In caso di diniego definitivo del mutuo, il termine ricomincia a decorrere.

Prelazione nella Vendita di Fondi a Più Affittuari

La vendita di un fondo agricolo condotto da più affittuari, mezzadri o coloni presenta alcune peculiarità. In questa ipotesi, il diritto di prelazione deve essere esercitato congiuntamente da tutti gli aventi diritto. Se uno degli affittuari decide di rinunciare, la prelazione può essere esercitata dagli altri, sempre congiuntamente. Tuttavia, la superficie complessiva del fondo non deve eccedere il triplo della capacità lavorativa complessiva delle famiglie degli affittuari che esercitano il diritto.

La rinuncia si considera tacitamente prestata qualora, entro quindici giorni dalla notifica, l’avente diritto non comunichi agli altri la volontà di esercitare la prelazione.

Conclusioni

La prelazione agraria si configura come uno strumento di tutela e valorizzazione del lavoro agricolo diretto, volto a garantire la continuità della coltivazione, a promuovere la crescita delle aziende agricole familiari e a sostenere la stabilità del tessuto rurale italiano. Il suo esercizio richiede il rispetto di stringenti requisiti e procedure, ma rappresenta un’opportunità fondamentale per i coltivatori diretti e per chi intenda investire nella conduzione della terra. Comprendere a fondo la disciplina della prelazione agraria è quindi essenziale per chiunque operi nel settore agricolo, sia come proprietario che come conduttore, per tutelare i propri diritti e cogliere tutte le opportunità offerte dalla normativa vigente.