Lentezza, nostalgia, ozio, ritorno al passato, semplicità volontaria. Sono questi i termini che identificano un nuovo modo di pensare la propria esistenza che da qualche anno ormai ha preso piede in Europa e nel mondo. Già diversi libri (i più famosi “L’ozio come stile di vita” di Tom Hodgkinson e “Ozio, lentezza e nostalgia” di Cristoph Baker) hanno raccontato questa tendenza, sulla quale proviamo a scoprire qualcosa in più.
Il termine downshifting è apparso per la prima volta nel 1994 ma solo nel 2006 il New Oxford Dictionary ha certificato l’esistenza assegnandogli il significato di libero scambio di una carriera economicamente soddisfacente ma evidentemente stressante, con uno stile di vita meno faticoso e meno retribuito ma più gratificante.
Libri come “la scommessa della decrescita” hanno raccontato questo fenomeno che coinvolge ambiti di studio tra cui la sociologia, l’economia e la filosofia. Un ritorno al passato che vede coinvolte sempre più persone che percepiscono sulla propria pelle lo stress e la frenesia della vita quotidiana. Non molti però hanno il coraggio di mollare tutto e cambiare quotidianità.
Le storie degli estremisti della semplicità volontaria sono affascinanti, ma non sono sempre vie percorribili in un contesto economico e reale globalizzato. Anche la ricerca di una giusta via di mezzo tra lavoro e quotidianità lenta potrebbe però permettere di ritrovare la soddisfazione smarrita. In questo senso c’è chi riscopre una vecchia passione, chi frequenta corsi e seminari, chi sviluppa attività manuali