Come Leggere una Busta Paga

La Busta Paga è un particolare documento che, sottoforma di prospetto detto anche cedolino, evidenzia l’importo (netto) che il lavoratore dipendente percepisce come compenso per un determinato periodo di lavoro.

Il prospetto, quindi, pone in risalto tutto l’iter che inizia dalla retribuzione lorda dalla quale vengono sottratte tutte le ritenute – fino a giungere alla paga netta.

La busta paga deve contenere:

Dati identificativi del dipendente ( nome, cognome, qualifica)
Periodo di riferimento
Elementi fissi della retribuzione;
La parte variabile;
Trattenute fiscali;
Trattenute previdenziali;

Fondamentalmente essa si divide in due parti:

una descrittiva: dati anagrafici del lavoratore e tutto ciò che riguarda la sua situazione lavorativa (qualifica, data di assunzione, giorni di ferie maturati e goduti, ecc.);
una tabellare: include tutti gli elementi utili per capire qual è la rimunerazione percepita dal lavoratore e come si è formato, quindi, l’importo netto da pagare
Quest’ultima parte si suddivide in:

voci retributive (si contraddistingue con il segno +) in cui è compreso anche l’assegno per il nucleo familiare;
trattenute (voci con il segno -)
probabile parte aggiuntiva che specifica meglio i calcoli che hanno portato alla trattenuta
Conosciamo nel dettaglio ogni componente della Busta Paga.

Le voci retribuite si contraddistinguono in:

1. elementi della paga base (sono stabiliti dal CCNL – Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro, ossia:

minimo contrattuale, ovvero il vero e proprio stipendio lordo previsto nelle tabelle retributive del CCNL
superminimo, il cui scopo non è altro che quello di alzare la retribuzione del lavoratore ed infatti è nato per estendere il terreno della contrattazione sindacale
indennità di contingenza, un importo congelato ai tempi dell’abbandono della scala mobile
E.D.R., “elemento distintivo della retribuzione”: normalmente ha un valore fisso di € 10,33
scatti di anzianità, previsti al compimento di un certo numero di anni di servizio presso la stessa azienda
indennità varie (di mensa, di cassa, di reperibilità, ecc.)
2. elementi della retribuzione complessiva, anch’essi stabiliti dal CCNL o dal contratto integrativo (aziendale o territoriale), i quali si differenziano dai primi – di paga basa – solo perché sono voci generalmente calcolate come percentuale della retribuzione base. Sono per es. le seguenti voci:

straordinario, per lavoro svolto oltre il normale orario contrattuale e distinto in festivo, notturno e feriale
premio di risultato o di produzione, legato ai risultati economici ottenuti dall’azienda
indennità varie, se determinate in percentuale rispetto ad altri elementi retributivi
3. assegno per il nucleo familiare, spettante al lavoratore con determinati requisiti di reddito familiare.  L’importo è determinato dal reddito complessivo di tutto il nucleo familiare e dal numero di componenti il nucleo stesso (maggiore è il numero di familiari e maggiore è l’assegno), tenendo eventualmente conto della presenza di membri disabili. L’assegno per il nucleo familiare spetta solo se il reddito familiare derivante da lavoro dipendente non supera il 70% del reddito familiare complessivo. Esso non costa niente al datore di lavoro, perché lo paga direttamente l’Istituto di previdenza (p.es. l’INPS), e va richiesto ogni anno al datore di lavoro certificando, con apposito modulo, i propri redditi e quelli dei familiari conviventi.

Le trattenute si dividono in:

ritenuta fiscale, cioè l’Irpef del dipendente, calcolata in base al suo reddito e tenendo conto delle detrazioni che gli spettano (l’imponibile fiscale è al netto dei contributi previdenziali)
ritenuta previdenziale obbligatoria, p.es. i contributi all’INPS, che vanno a formare la pensione cui si avrà diritto al raggiungimento dei requisiti di età anagrafica e di servizio. Il grosso del peso previdenziale è a carico del datore di lavoro, mentre per il lavoratore subordinato il carico di previdenza obbligatoria si aggira generalmente su una percentuale che va dal 7 al 10 per cento dell’imponibile contributivo
ritenuta di previdenza complementare, prevista in alcuni contratti, costituisce una forma ulteriore di previdenza, della quale si potrà godere anche qui al raggiungimento di certi requisiti anagrafici. Può essere obbligatoria, cioè stabilita nel CCNL, o volontaria, qualora il lavoratore decida di versare discrezionalmente contributi aggiuntivi rispetto a quelli obbligatori, per aumentare l’entità della pensione complementare di cui beneficerà in futuro
ritenuta sindacale, dovuta da tutti gli iscritti ad un sindacato dei lavoratori
addizionali regionali e comunali, altro carico fiscale a carico dei lavoratori e trattenuto in busta paga

Molto interessante.