La funzione del notaio di raccogliere e verbalizzare dichiarazioni testimoniali è una questione giuridica complessa, che pone interrogativi sulla legittimità dei verbali di constatazione notarili in assenza di specifiche previsioni legislative. Questo tema assume un’importanza pratica notevole, specialmente per il potenziale valore probatorio che tali dichiarazioni potrebbero avere in un contesto giudiziale. Il notaio deve bilanciare due principi fondamentali della legge notarile: l’obbligo di prestare il proprio ministero quando richiesto e il divieto di ricevere atti proibiti dalla legge o contrari al buon costume e all’ordine pubblico.
Indice
La competenza del notaio
L’articolo 1 della legge notarile rappresenta il fondamento normativo essenziale per definire l’ambito di competenza del notaio. Tuttavia, l’interpretazione di questa norma ha generato dibattiti nella comunità giuridica, con due orientamenti principali: uno restrittivo, che limita la competenza del notaio agli atti negoziali, e uno più ampio, che estende la competenza anche agli atti non negoziali. La giurisprudenza e le modifiche legislative recenti sembrano favorire un’interpretazione più estensiva delle competenze notarili.
Le modifiche legislative
Un importante sviluppo normativo a sostegno dell’interpretazione estensiva è rappresentato dalla modifica dell’articolo 769 del Codice di Procedura Civile, che ha ampliato il ruolo del notaio nella procedura d’inventario. La norma consente al notaio di redigere inventari senza necessità di delega giudiziaria, rafforzando la posizione di chi sostiene l’interpretazione estensiva delle competenze notarili.
La valenza probatoria
Una questione particolarmente dibattuta riguarda la possibilità per il notaio di verbalizzare dichiarazioni testimoniali e il loro valore probatorio in un processo civile successivo. La Corte di Cassazione ha espresso una posizione restrittiva, vedendo la raccolta di tali dichiarazioni come contraria all’ordine pubblico e un’indebita interferenza nelle funzioni giudiziarie. Tuttavia, questa giurisprudenza non è recente e la dottrina offre interpretazioni diverse, alcune delle quali riconoscono un valore probatorio limitato a tali dichiarazioni.
L’efficacia probatoria
La verbalizzazione notarile delle dichiarazioni testimoniali è vista come una “prova atipica”, che non rientra nelle categorie tradizionali di prova documentale. La riforma introdotta dalla legge n. 69 del 2009, che ha regolamentato la testimonianza scritta, non ha modificato la natura atipica di queste dichiarazioni, che devono essere valutate secondo i criteri generalmente applicati alle prove atipiche nel nostro ordinamento giuridico.
La posizione della giurisprudenza e della dottrina
La giurisprudenza è generalmente favorevole all’utilizzo delle prove atipiche, basandosi sull’assenza di norme che stabiliscano la tassatività delle prove e sul principio del libero convincimento del giudice. La dottrina, invece, presenta posizioni più articolate, con alcuni orientamenti che ammettono le prove atipiche a determinate condizioni.
Conclusioni
Alla luce delle modifiche legislative e delle diverse interpretazioni dottrinali e giurisprudenziali, i verbali di constatazione rientrano nelle competenze del notaio, e le dichiarazioni testimoniali verbalizzate dal notaio possono avere un valore probatorio limitato, ma significativo. Questa attività del notaio non solo non contrasta con i principi fondamentali del nostro ordinamento, ma rappresenta un’importante manifestazione della funzione preventiva del contenzioso propria del ruolo notarile.